venerdì 8 aprile 2011

Isola di Panarea - Sicilia - L'Articolo








Panarea è l’isola più piccola dell’arcipelago, ed è attorniata da numerosi isolotti satellite come Basiluzzo, Lisca Bianca, e le Formiche.
 


Deve il suo nome alla morfologia (tutta sconnessa) anche se anticamente veniva denominata Euonymos “che sta a sinistra” per i naviganti provenienti da Lipari e diretti verso la Sicilia.
Isola tranquilla, lontana dai clamori della città tanto che la circolazione è stata interdetta alle autovetture, è dominata dalle stradine strette, dai tetti delle basse casette e dalle colorate bouganville che contrastano con l’azzurro accecante del mare.
Molti turisti ed avventori, colpiti dalla bellezza dell’isola, hanno nel tempo acquistato e ristrutturato i vecchi ruderi, costruiti esclusivamente con materiali reperibili sull’isola e caratterizzati da pareti rustiche senza intonaco per mimetizzarsi agli occhi dei pirati che infestavano le acque circostanti.
Si sbarca al porto della contrada di San Pietro, un borgo di bianche casette immerse nella vegetazione e proseguendo verso sud l’importante villaggio preistorico di Cala Junco, dove sono state ritrovate ventitrè capanne ovali in pietra risalenti all’età del Bronzo (1400 a.C.) insieme a vasellame, ceramiche, macine, mortai e pentole abbandonati come se gli abitanti dell’epoca fossero stati assaliti all’improvviso.
Al di là di Cala Junco si giunge a Drautto dove si possono ammirare grandi formazioni rocciose dette “Spine”, resti di colate laviche. Si volge così a Cala degli Zimmari per poter raggiungere in seguito il promontorio di Capo Milazzesa.
L’isola di Panarea e il piccolo arcipelago che la circonda sono la testimonianza dell’importante attività vulcanica delle numerose bocche eruttive oramai sommerse per la maggior parte. Lisca Bianca dà il nome alla sua splendida spiaggia circondata dalla roccia, frutto dell’azione delle fumarole, bolle gassose o solforose attive da millenni, ancora oggi visibili sott’acqua nell’area compresa tra Dattilo, Bottare e la stessa Lisca Bianca.
Di sicuro interesse sono lo scoglio inaccessibile di Spinazzola che ospita una colonia di rarissime palme nane e l’isola di Basiluzzo che si presenta come una cupola con pareti a picco sul mare. Qui le rocce assumono infatti le forme più strane e bizzarre e si scorgono i differenti strati di colate laviche: le bande chiare delle più recenti si alternano con quelle più scure composte di ossidiana sicuramente più antiche, esiste un unico approdo naturale da cui parte un sentiero che conduce ai resti di una villa romana appartenente ad un ricco signore dell’epoca. Oggi l’isola è disabitata ma per molti anni questa isola venne adibita alla coltivazione dei cereali.
Circumnavigando Panarea si supera lo scalo di Iditella e la spiaggia della calcara, si incontrano Punta Palisi, la Grotta del Tabacco ed infine il paradiso dei sub, lo Scoglio Pietra la Nave, resti di un antico cratere. Si giunge poi a Punta Scritta per cui la tradizione tramanda vi fossero iscrizioni, forse di pirati Saraceni.
Si susseguono tra colate laviche e prismi basaltici Punta Muzza caratteristica per l’imponente parete del Capraio, a seguire l’emozionante Cala Junco, Cala del Morto, la caletta degli Zimmari affollata dal turismo specialmente in agosto, l’insenatura di Drautto, Punta Torione, Punta Peppe Maria per ritornare nuovamente al porto di San Pietro.


Panarea è la più piccola delle Isole Eolie, ma contra fra i vulcani potenzialmente attivi dell'arcipelago. Considerata fino a recentemente un vulcano "estinto", si hanno ora dei dati che indicano un vulcanismo molto più giovane, possibilmente di età olocenica. Inoltre esiste, nella zona degli isolotti e scogli ad est di Panarea, una zona di attive fumarole sottomarine, conosciuta già all'epoca greco-romana, e luogo di uno spettacolare aumento delle emissioni gassose nell'autunno 2002.
Panarea fa parte di un grande apparato vulcanico per lo più sommerso, di cui la porzione emersa, comprensiva degli scogli di Dattilo, Basiluzzo, Lisca Bianca e Lisca Nera, rappresenta solamente l’orlo di una depressione vulcano-tettonica di forma ellittica con asse maggiore orientato E-O. Questa struttura vulcanica si estende complessivamente per 460 km2, sollevandosi da una profondità di 1000 m circa; la porzione emersa, profondamente interessata dai processi di modellamento operati dall’erosione superficiale e dalla tettonica, si presenta molto aspra nei versanti occidentali e settentrionali per la presenza di ripide falesie, mentre in quelli meridionali ed orientali è possibile notare la presenza di tre terrazzi marini testimonianti sia l’azione erosiva operata dal mare, sia il sollevamento relativo avvenuto in successivi stadi

Isola di Panarea

L'isola di Panarea è la più piccola delle sette isole dell'arcipelago siciliano delle Eolie. A differenza delle altre isole, che sono piuttosto tranquille e poco mondane, l'isola di Panarea è frequentatissima soprattutto dai giovani, che la scelgono come meta ideale per il divertimento estivo. Ogni giorno, infatti, è possibile trovare feste in barca e la sera ci sono molti luoghi in cui far festa fino a mattina. Panarea, anticamente, era molto più grande, poi una parte di essa è sprofondata in seguito ad un'eruzione vulcanica, che ha formato una serie di isolotti staccati fra di loro.

Come arrivare

L'isola di Panarea è raggiungibile con aliscafi da Milazzo, Messina, Reggio Calabria, Palermo e Napoli, e navi da Milazzo e da Napoli.

Cosa vedere

Dal momento che sull'isola non è permesso portare il proprio mezzo di trasporto, ci si può spostare con i taxi elettrici o affittando una barca. Una parte dell'isola presenta delle spiagge piccole, una delle quali è la più bella spiaggia di sabbia delle Eolie, mentre l'alto lato è caratterizzato da coste frastagliate, con alte scogliere a picco sul mare. Panarea ha una ricca vegetazione, ricca di fichi d’India, lentisco, agavi, ginestre, capperi e piante di olivi secolari ed una fauna che vanta la presenza di falchi della regina, corvi, qualche cormorano e gabbiani reali. Panarea si gira facilmente perchè èmolto piccola e la sua architettura è quella del tipico stile eoliano. L'isola è abbastanza tranquilla, ma a luglio ed agosto è la eta dei giovani che vogliono divertirsi: a Panarea infatti c'è una delle discoteche più famose di tutto il mediterraneo.









L’ Isola di Panarea è la più piccola (3,4 km²) e la meno elevata delle Isole Eolie ( 421 metri nella sua maggiore elevazione, il Timpone del Corvo) e con gli isolotti di Basiluzzo , Spinazzola, Lisca Bianca , Dattilo, Bottaro, Lisca Nera e gli scogli dei Panarelli e delle Formiche, forma un piccolo arcipelago fra Lipari e Stromboli posto su un unico basamento sottomarino. L’approdo più importante e scalo commerciale e turistico è nella località San Pietro, la principale contrada dove si concentra l’odierno abitato. Le altre contrade sono Ditella (o Iditella) a nord-est e Drautto, a sud-ovest. Dal punto di vista geologico Panarea è la più antica isola delle Eolie, con gli isolotti circostanti quel che resta di fenomeni eruttivi di un unico bacino vulcanico , oramai quasi del tutto sommerso ed eroso dal mare e dal vento.
Divisa nel senso della lunghezza da un’elevata dorsale, rimane soltanto la parte orientale e meridionale dell’isola originaria, con coste relativamente limitate in altezza, caratterizzate da piccole spiagge e vaste zone pianeggianti, anticamente coltivate a vigne ed oliveti e di cui ancora oggi si notano i terrazzamenti che erano adibiti alle colture, oramai abbandonate. Il lato occidentale e settentrionale è caratterizzato da alte coste inaccessibili e molto frastagliate, un continuo succedersi di terrazzamenti, crepacci e suggestive formazioni di lava solidificata. Il condotto principale dell’originario complesso vulcanico è situato all’incirca nel tratto di mare compreso tra lo scoglio La Nave e lo scoglio Cacatu. Sempre dal mare, sulla costa occidentale (Cala Bianca), sono invece visibili i resti di un camino vulcanico secondario dalla forma di grosso imbuto. Sul lato nord-est dell’isola, sulla spiaggia della Calcara è tuttora possibile scorgere fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce (dai suggestivi colori sulfurei ), ultime tracce di attività vulcanica con temperature fino ai 100°C . In alcuni punti fra i ciottoli in riva al mare, per effetto di queste sorgenti di calore, l’acqua ribolle fino ad essere ustionante. Altri fenomeni eruttivi subacquei (recentemente alla ribalta della cronaca per un’improvvisa aumentata attività) sono evidenti nel ribollire delle acque fra l’isolotto di Bottaro e Lisca Bianca. Non sono invece più identificabili le sorgenti termali segnalate sulla carta poco a nord della punta Peppe Maria “cementificate” (vedi oltre) dal “lungomare” costruito negli anni ottanta . Flora e fauna La macchia mediterranea di Panarea presenta fico d’India ( Opuntia ficus indica ) , lentisco ( Pistacia lentiscus ) , ginestra ( Spartium junceum ), cappero ( Capparis spinosa ) e piante di olivo ( Olea europaea ) secolari, resti dell’antica vocazione agricola dell’isola (scomparsi i vigneti che esistevano fino agli anni settanta ). La vegetazione originaria è poi contaminata da molte specie vegetali esogene, arrivate con il boom edilizio e turistico. Per quanto riguarda la fauna è presente il falco della regina ( Falco eleonorae ) , il corvo ( Corvus corax ) , qualche marangone( Phalacrocorax carbo ) e il gabbiano reale ( Larus argentatus ) che nidificano sulle inaccessibili pareti delle coste occidentali. Caratterizza la fauna isolana il geco ( Tarentola mauritanica ) , innocuo e utilissimo predatore di insetti. Storia Panarea fu abitata già in epoca preistorica come testimonia il villaggio dell’ età del Bronzo ( XIV secolo a.C. ) sul promontorio del milazzese , a sud-ovest dell’isola. La particolare posizione del pianoro, proteso verso il mare e protetto da alte pareti a dirupo sul mare – dunque facilmente difendibile – ne fece un luogo ideale per l’insediamento: nel villaggio, di cui sono visibili e visitabili i resti di una ventina di capanne, sono stati ritrovati materiali d’origine micenea , a testimonianza del ruolo svolto, anche in antichità, dall’arcipelago eoliano, al centro delle principali rotte commerciali del Mar Mediterraneo . Nell’antichità si ritrovano diversi nomi per Panarea: Euonymos (che sta a sinistra, andando da Lipari verso la Sicilia ) e Hycesia (la supplice). Poi è apparso Panaraion (la distrutta) per passare poi a Pagnaria (la maledetta), quindi a Panaria ed infine a Panarea. Per il resto Panarea condivide la storia delle altre isole Eolie ed in particolare di Lipari. Abitate fin dal neolitico , nel periodo fra il VII e il VI secolo a.C. le isole furono preda di continue scorrerie etrusche fino a quando quest’ultimi non vennero sostituiti dalla colonizzazione greca . Nel 264 a.C. Lipari è alleata di Cartagine e le isole devono quindi subire i continui attacchi della flotta romana. Nel 252 a.C. Lipari e le sue isole passeranno sotto il dominio romano . Ne sono prova i resti di una villa romana sulla difficilmente accessibile sommità dell’isolotto di Basiluzzo, proprietà di un eccentrico possidente romano, evidentemente amante dell’asprezza e bellezza dei panorami panarellesi. Con la caduta dell’ Impero romano inizia un periodo di decadenza che aumenta con la dominazione bizantina e diviene ancor più rapida con l’inizio dell’occupazione araba ( 827 / 1061 ). Con l’avvento dei Normanni ricominciò lo sviluppo economico e demografico delle isole ( 1340 - 1544 circa). A metà del 1500 infatti gli arabi ricominciarono a insidiare le isole (ne resta traccia nella toponomastica isolana nella baia e relativa contrada di Drautto, dal nome del pirata Drauth . Per le scorrerie della pirateria arabo-turca l’isola rimase pressoché disabitata, gli abitanti infatti non superavano il centinaio. Verso la fine del XVII secolo i contadini di Lipari ripresero a coltivarla (senza portarvici però donne e bambini, per via del pericolo delle scorrerie piratesche). È significativo come sopra il villaggio preistorico di Cala Junco esista il “Castello del Salvamento” (nella toponomastica eoliana “castello” sta per pinnacolo roccioso di notevole altezza), usato appunto come provvidenziale rifugio degli abitanti durante queste incursioni. In seguito, con il miglioramento della situazione politica nelle isole, la popolazione di Panarea aumentò sino a circa 1000 persone. Ma alla fine dell’ Ottocento diminuì nuovamente per via dell’ emigrazione , verso Stati Uniti , Sud America e Australia (gli eoliani nel mondo sono attualmente più di quelli residenti!). Ai giorni nostri la popolazione è intorno ai 200 abitanti stabili (in inverno, nei mesi estivi con i turisti può facilmente decuplicare). Gli isolani vivono ora soprattutto del successo turistico dell’isola, esploso alla fine degli anni settanta , ma iniziato alla fine degli anni cinquanta , con la scoperta di queste isole da parte di villeggianti più avventurosi, alla ricerca di un’oasi di vita più semplice e a contatto diretto con la natura. Per il senso di straniamento, fascinazione e sensazione di “perdersi” nella natura, che procuravano questi luoghi nel dopoguerra si ricorda il film Stromboli terra di Dio di Roberto Rossellini ( 1950 ) o l’altrettanto famoso L’avventura , di Michelangelo Antonioni ( 1960 ), ambientato in larga parte a Panarea, Basiluzzo e Lisca Bianca. Turismo Il successo turistico, che ha portato indubbi benefici economici e di qualità della vita alla popolazione dell’isola, ha (forse) inevitabilmente comportato aspetti negativi, quali una progressiva inesorabile cementificazione e speculazione edilizia (seppur in maniera minore e più controllata rispetto ad altre isole dell’arcipelago), una spersonalizzazione del carattere originario (le nuove case o quelle riadattate ad uso turistico stanno via via perdendo il carattere originario verso uno stile simil-eoliano senza radici o peggio verso un generico esotismo), una banalizzazione dell’offerta turistica non più dissimile da qualsiasi altra località balneare, un affollamento di massa nei mesi estivi, agosto in particolare, caratterizzato da un turismo “mordi e fuggi”, quest’ultimo più attratto dalla nomea (fortunatamente falsa) di “isola dei VIP”, che dalle effettive bellezze paesaggistiche dell’isola. Ciò nonostante resta inconfutabile che, al di fuori delle follie dell’alta stagione, è una delle isole più affascinanti di tutto il Mar Mediterraneo .

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Isola di Panarea - Sicilia - L'Articolo








Panarea è l’isola più piccola dell’arcipelago, ed è attorniata da numerosi isolotti satellite come Basiluzzo, Lisca Bianca, e le Formiche.
 


Deve il suo nome alla morfologia (tutta sconnessa) anche se anticamente veniva denominata Euonymos “che sta a sinistra” per i naviganti provenienti da Lipari e diretti verso la Sicilia.
Isola tranquilla, lontana dai clamori della città tanto che la circolazione è stata interdetta alle autovetture, è dominata dalle stradine strette, dai tetti delle basse casette e dalle colorate bouganville che contrastano con l’azzurro accecante del mare.
Molti turisti ed avventori, colpiti dalla bellezza dell’isola, hanno nel tempo acquistato e ristrutturato i vecchi ruderi, costruiti esclusivamente con materiali reperibili sull’isola e caratterizzati da pareti rustiche senza intonaco per mimetizzarsi agli occhi dei pirati che infestavano le acque circostanti.
Si sbarca al porto della contrada di San Pietro, un borgo di bianche casette immerse nella vegetazione e proseguendo verso sud l’importante villaggio preistorico di Cala Junco, dove sono state ritrovate ventitrè capanne ovali in pietra risalenti all’età del Bronzo (1400 a.C.) insieme a vasellame, ceramiche, macine, mortai e pentole abbandonati come se gli abitanti dell’epoca fossero stati assaliti all’improvviso.
Al di là di Cala Junco si giunge a Drautto dove si possono ammirare grandi formazioni rocciose dette “Spine”, resti di colate laviche. Si volge così a Cala degli Zimmari per poter raggiungere in seguito il promontorio di Capo Milazzesa.
L’isola di Panarea e il piccolo arcipelago che la circonda sono la testimonianza dell’importante attività vulcanica delle numerose bocche eruttive oramai sommerse per la maggior parte. Lisca Bianca dà il nome alla sua splendida spiaggia circondata dalla roccia, frutto dell’azione delle fumarole, bolle gassose o solforose attive da millenni, ancora oggi visibili sott’acqua nell’area compresa tra Dattilo, Bottare e la stessa Lisca Bianca.
Di sicuro interesse sono lo scoglio inaccessibile di Spinazzola che ospita una colonia di rarissime palme nane e l’isola di Basiluzzo che si presenta come una cupola con pareti a picco sul mare. Qui le rocce assumono infatti le forme più strane e bizzarre e si scorgono i differenti strati di colate laviche: le bande chiare delle più recenti si alternano con quelle più scure composte di ossidiana sicuramente più antiche, esiste un unico approdo naturale da cui parte un sentiero che conduce ai resti di una villa romana appartenente ad un ricco signore dell’epoca. Oggi l’isola è disabitata ma per molti anni questa isola venne adibita alla coltivazione dei cereali.
Circumnavigando Panarea si supera lo scalo di Iditella e la spiaggia della calcara, si incontrano Punta Palisi, la Grotta del Tabacco ed infine il paradiso dei sub, lo Scoglio Pietra la Nave, resti di un antico cratere. Si giunge poi a Punta Scritta per cui la tradizione tramanda vi fossero iscrizioni, forse di pirati Saraceni.
Si susseguono tra colate laviche e prismi basaltici Punta Muzza caratteristica per l’imponente parete del Capraio, a seguire l’emozionante Cala Junco, Cala del Morto, la caletta degli Zimmari affollata dal turismo specialmente in agosto, l’insenatura di Drautto, Punta Torione, Punta Peppe Maria per ritornare nuovamente al porto di San Pietro.


Panarea è la più piccola delle Isole Eolie, ma contra fra i vulcani potenzialmente attivi dell'arcipelago. Considerata fino a recentemente un vulcano "estinto", si hanno ora dei dati che indicano un vulcanismo molto più giovane, possibilmente di età olocenica. Inoltre esiste, nella zona degli isolotti e scogli ad est di Panarea, una zona di attive fumarole sottomarine, conosciuta già all'epoca greco-romana, e luogo di uno spettacolare aumento delle emissioni gassose nell'autunno 2002.
Panarea fa parte di un grande apparato vulcanico per lo più sommerso, di cui la porzione emersa, comprensiva degli scogli di Dattilo, Basiluzzo, Lisca Bianca e Lisca Nera, rappresenta solamente l’orlo di una depressione vulcano-tettonica di forma ellittica con asse maggiore orientato E-O. Questa struttura vulcanica si estende complessivamente per 460 km2, sollevandosi da una profondità di 1000 m circa; la porzione emersa, profondamente interessata dai processi di modellamento operati dall’erosione superficiale e dalla tettonica, si presenta molto aspra nei versanti occidentali e settentrionali per la presenza di ripide falesie, mentre in quelli meridionali ed orientali è possibile notare la presenza di tre terrazzi marini testimonianti sia l’azione erosiva operata dal mare, sia il sollevamento relativo avvenuto in successivi stadi

Isola di Panarea

L'isola di Panarea è la più piccola delle sette isole dell'arcipelago siciliano delle Eolie. A differenza delle altre isole, che sono piuttosto tranquille e poco mondane, l'isola di Panarea è frequentatissima soprattutto dai giovani, che la scelgono come meta ideale per il divertimento estivo. Ogni giorno, infatti, è possibile trovare feste in barca e la sera ci sono molti luoghi in cui far festa fino a mattina. Panarea, anticamente, era molto più grande, poi una parte di essa è sprofondata in seguito ad un'eruzione vulcanica, che ha formato una serie di isolotti staccati fra di loro.

Come arrivare

L'isola di Panarea è raggiungibile con aliscafi da Milazzo, Messina, Reggio Calabria, Palermo e Napoli, e navi da Milazzo e da Napoli.

Cosa vedere

Dal momento che sull'isola non è permesso portare il proprio mezzo di trasporto, ci si può spostare con i taxi elettrici o affittando una barca. Una parte dell'isola presenta delle spiagge piccole, una delle quali è la più bella spiaggia di sabbia delle Eolie, mentre l'alto lato è caratterizzato da coste frastagliate, con alte scogliere a picco sul mare. Panarea ha una ricca vegetazione, ricca di fichi d’India, lentisco, agavi, ginestre, capperi e piante di olivi secolari ed una fauna che vanta la presenza di falchi della regina, corvi, qualche cormorano e gabbiani reali. Panarea si gira facilmente perchè èmolto piccola e la sua architettura è quella del tipico stile eoliano. L'isola è abbastanza tranquilla, ma a luglio ed agosto è la eta dei giovani che vogliono divertirsi: a Panarea infatti c'è una delle discoteche più famose di tutto il mediterraneo.









L’ Isola di Panarea è la più piccola (3,4 km²) e la meno elevata delle Isole Eolie ( 421 metri nella sua maggiore elevazione, il Timpone del Corvo) e con gli isolotti di Basiluzzo , Spinazzola, Lisca Bianca , Dattilo, Bottaro, Lisca Nera e gli scogli dei Panarelli e delle Formiche, forma un piccolo arcipelago fra Lipari e Stromboli posto su un unico basamento sottomarino. L’approdo più importante e scalo commerciale e turistico è nella località San Pietro, la principale contrada dove si concentra l’odierno abitato. Le altre contrade sono Ditella (o Iditella) a nord-est e Drautto, a sud-ovest. Dal punto di vista geologico Panarea è la più antica isola delle Eolie, con gli isolotti circostanti quel che resta di fenomeni eruttivi di un unico bacino vulcanico , oramai quasi del tutto sommerso ed eroso dal mare e dal vento.
Divisa nel senso della lunghezza da un’elevata dorsale, rimane soltanto la parte orientale e meridionale dell’isola originaria, con coste relativamente limitate in altezza, caratterizzate da piccole spiagge e vaste zone pianeggianti, anticamente coltivate a vigne ed oliveti e di cui ancora oggi si notano i terrazzamenti che erano adibiti alle colture, oramai abbandonate. Il lato occidentale e settentrionale è caratterizzato da alte coste inaccessibili e molto frastagliate, un continuo succedersi di terrazzamenti, crepacci e suggestive formazioni di lava solidificata. Il condotto principale dell’originario complesso vulcanico è situato all’incirca nel tratto di mare compreso tra lo scoglio La Nave e lo scoglio Cacatu. Sempre dal mare, sulla costa occidentale (Cala Bianca), sono invece visibili i resti di un camino vulcanico secondario dalla forma di grosso imbuto. Sul lato nord-est dell’isola, sulla spiaggia della Calcara è tuttora possibile scorgere fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce (dai suggestivi colori sulfurei ), ultime tracce di attività vulcanica con temperature fino ai 100°C . In alcuni punti fra i ciottoli in riva al mare, per effetto di queste sorgenti di calore, l’acqua ribolle fino ad essere ustionante. Altri fenomeni eruttivi subacquei (recentemente alla ribalta della cronaca per un’improvvisa aumentata attività) sono evidenti nel ribollire delle acque fra l’isolotto di Bottaro e Lisca Bianca. Non sono invece più identificabili le sorgenti termali segnalate sulla carta poco a nord della punta Peppe Maria “cementificate” (vedi oltre) dal “lungomare” costruito negli anni ottanta . Flora e fauna La macchia mediterranea di Panarea presenta fico d’India ( Opuntia ficus indica ) , lentisco ( Pistacia lentiscus ) , ginestra ( Spartium junceum ), cappero ( Capparis spinosa ) e piante di olivo ( Olea europaea ) secolari, resti dell’antica vocazione agricola dell’isola (scomparsi i vigneti che esistevano fino agli anni settanta ). La vegetazione originaria è poi contaminata da molte specie vegetali esogene, arrivate con il boom edilizio e turistico. Per quanto riguarda la fauna è presente il falco della regina ( Falco eleonorae ) , il corvo ( Corvus corax ) , qualche marangone( Phalacrocorax carbo ) e il gabbiano reale ( Larus argentatus ) che nidificano sulle inaccessibili pareti delle coste occidentali. Caratterizza la fauna isolana il geco ( Tarentola mauritanica ) , innocuo e utilissimo predatore di insetti. Storia Panarea fu abitata già in epoca preistorica come testimonia il villaggio dell’ età del Bronzo ( XIV secolo a.C. ) sul promontorio del milazzese , a sud-ovest dell’isola. La particolare posizione del pianoro, proteso verso il mare e protetto da alte pareti a dirupo sul mare – dunque facilmente difendibile – ne fece un luogo ideale per l’insediamento: nel villaggio, di cui sono visibili e visitabili i resti di una ventina di capanne, sono stati ritrovati materiali d’origine micenea , a testimonianza del ruolo svolto, anche in antichità, dall’arcipelago eoliano, al centro delle principali rotte commerciali del Mar Mediterraneo . Nell’antichità si ritrovano diversi nomi per Panarea: Euonymos (che sta a sinistra, andando da Lipari verso la Sicilia ) e Hycesia (la supplice). Poi è apparso Panaraion (la distrutta) per passare poi a Pagnaria (la maledetta), quindi a Panaria ed infine a Panarea. Per il resto Panarea condivide la storia delle altre isole Eolie ed in particolare di Lipari. Abitate fin dal neolitico , nel periodo fra il VII e il VI secolo a.C. le isole furono preda di continue scorrerie etrusche fino a quando quest’ultimi non vennero sostituiti dalla colonizzazione greca . Nel 264 a.C. Lipari è alleata di Cartagine e le isole devono quindi subire i continui attacchi della flotta romana. Nel 252 a.C. Lipari e le sue isole passeranno sotto il dominio romano . Ne sono prova i resti di una villa romana sulla difficilmente accessibile sommità dell’isolotto di Basiluzzo, proprietà di un eccentrico possidente romano, evidentemente amante dell’asprezza e bellezza dei panorami panarellesi. Con la caduta dell’ Impero romano inizia un periodo di decadenza che aumenta con la dominazione bizantina e diviene ancor più rapida con l’inizio dell’occupazione araba ( 827 / 1061 ). Con l’avvento dei Normanni ricominciò lo sviluppo economico e demografico delle isole ( 1340 - 1544 circa). A metà del 1500 infatti gli arabi ricominciarono a insidiare le isole (ne resta traccia nella toponomastica isolana nella baia e relativa contrada di Drautto, dal nome del pirata Drauth . Per le scorrerie della pirateria arabo-turca l’isola rimase pressoché disabitata, gli abitanti infatti non superavano il centinaio. Verso la fine del XVII secolo i contadini di Lipari ripresero a coltivarla (senza portarvici però donne e bambini, per via del pericolo delle scorrerie piratesche). È significativo come sopra il villaggio preistorico di Cala Junco esista il “Castello del Salvamento” (nella toponomastica eoliana “castello” sta per pinnacolo roccioso di notevole altezza), usato appunto come provvidenziale rifugio degli abitanti durante queste incursioni. In seguito, con il miglioramento della situazione politica nelle isole, la popolazione di Panarea aumentò sino a circa 1000 persone. Ma alla fine dell’ Ottocento diminuì nuovamente per via dell’ emigrazione , verso Stati Uniti , Sud America e Australia (gli eoliani nel mondo sono attualmente più di quelli residenti!). Ai giorni nostri la popolazione è intorno ai 200 abitanti stabili (in inverno, nei mesi estivi con i turisti può facilmente decuplicare). Gli isolani vivono ora soprattutto del successo turistico dell’isola, esploso alla fine degli anni settanta , ma iniziato alla fine degli anni cinquanta , con la scoperta di queste isole da parte di villeggianti più avventurosi, alla ricerca di un’oasi di vita più semplice e a contatto diretto con la natura. Per il senso di straniamento, fascinazione e sensazione di “perdersi” nella natura, che procuravano questi luoghi nel dopoguerra si ricorda il film Stromboli terra di Dio di Roberto Rossellini ( 1950 ) o l’altrettanto famoso L’avventura , di Michelangelo Antonioni ( 1960 ), ambientato in larga parte a Panarea, Basiluzzo e Lisca Bianca. Turismo Il successo turistico, che ha portato indubbi benefici economici e di qualità della vita alla popolazione dell’isola, ha (forse) inevitabilmente comportato aspetti negativi, quali una progressiva inesorabile cementificazione e speculazione edilizia (seppur in maniera minore e più controllata rispetto ad altre isole dell’arcipelago), una spersonalizzazione del carattere originario (le nuove case o quelle riadattate ad uso turistico stanno via via perdendo il carattere originario verso uno stile simil-eoliano senza radici o peggio verso un generico esotismo), una banalizzazione dell’offerta turistica non più dissimile da qualsiasi altra località balneare, un affollamento di massa nei mesi estivi, agosto in particolare, caratterizzato da un turismo “mordi e fuggi”, quest’ultimo più attratto dalla nomea (fortunatamente falsa) di “isola dei VIP”, che dalle effettive bellezze paesaggistiche dell’isola. Ciò nonostante resta inconfutabile che, al di fuori delle follie dell’alta stagione, è una delle isole più affascinanti di tutto il Mar Mediterraneo .

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