martedì 29 marzo 2011

Isola di Linosa : L'Articolo


   
Linosa2 

















Linosa è un’isola delle Pelagie, come Lampedusa. La sua origine vulcanica le ha conferito un aspetto molto particolare: la roccia lavica nera si contrappone al verde della vegetazione e si staglia contro un cielo azzurrissimo. E’ un’isola molto minuscola: l’unico centro abitato, caratterizzato da graziose casine dai colori pastello “profilate” lungo spigoli, porte e finestre, è raccolto intorno al porticciolo. Da qui si possono effettuare molte escursioni a piedi: i sentieri conducono fino alla cima dei tre principali rilievi dell’isola: Monte Rosso, il cui cratere, all’interno, è occupato da coltivazioni, il Monte Nero e il Monte Vulcano (la vetta più alta, ma si fa per dire, perché  misura appena 186 metri). Dalla cima di quest’ultimo, nelle giornate più belle si arriva addirittura a distinguere il movimento delle auto sulle strade di Lampedusa, che dista una quarantina di chilometri. Oppure il vacanziere può dedicarsi ai giri in barca. Orlata da scogli lavici, molto frastagliati, Linosa viene infatti considerata un paradiso per le immersioni e per gli appassionati di sea-watching. In queste acque vivono (accuratamente protette, come quelle di Lampedusa, da un progetto speciale dello stato) molte tartarughe marine. Con un’imbarcazione si giunge ai “Fili”, una serie di scogli che delimitano una sorta di piscina naturale chiusa da suggestive pareti rocciose levigate dagli agenti atmosferici a formare sinuose onde. Il mare cangiante e qualche ciuffo di vegetazione completano il paesaggio. Sorpassati i Faraglioni che delimitano la cosiddetta Piscina Naturale, si avvista il faro. La costa in questo tratto è particolarmente frastagliata. Verso la fine del giro si giunge in vista di Cala Pozzolana, unica spiaggia dell’isola coronata da una parete dai colori incredibili: dal giallo zolfo al rosso ferro. Qui attraccano gli aliscafi provenienti da Lampedusa.
Per quest’estate, siete forse alla ricerca di una vacanza in libertà a contatto con la natura? Linosa è l’ideale per voi. 




Un piccolo porticciolo caratteristico che fornisce l’accesso principale ad un grazioso centro abitato, caratterizzato da case dai colori chiari, mentre intorno la natura trionfa in tutto il suo splendore. Questa è Linosa, luogo perfetto per organizzare una escursione a piedi alla scoperta dei vulcani o per restare comodamente seduti in barca su un mare calmo e cristallino, dove concedersi un rinfrescante bagno e magari praticare lo snorkeling per cercare di scoprire qualcosa in più delle meraviglie subacquee.

Alla cima del Monte Rosso si giunge percorrendo la strada che dal centro di Linosa porta ai faraglioni di lava nera che giganteggiano vicino alla costa. In meno tempo, invece, si arriva a Monte Nero, seguendo l’itinerario che collega il centro con cala Pozzolana di Ponente. Se volete portare con voi il ricordo di un panorama superbo, armatevi di macchina fotografica e da bravi turisti superate la piattaforma dove atterrano gli elicotteri e camminate lungo la stradina che si inerpica su un fianco del vulcano: i colori di fronte a voi formeranno un contrasto molto suggestivo. A fianco, si trova la spiaggia di sabbia nera di Cala Pozzolana di Ponente, uno scorcio da favola dove trovare relax tra il suono delle onde che si infrangono sulla battiglia e il sole che accarezza la pelle con il suo calore intenso.
La cima più alta dell’isola è Monte Vulcano, dal quale si vedono le pareti a strapiombo della Cala Pozzolana di Levante. Un tempo i cittadini avevano difficoltà a raccogliere l’acqua, per via della mancanza di sorgenti ed erano costretti a prendere quella piovana. Qualche cisterna ancora presente, risale addirittura all’epoca delle guerre puniche, quando l’isola di Linosa era una base navale dei Romani, durante la guerra con i Cartaginesi. Continuando l’escursione, si arriva a Punta Calcarella e in circa quaranta minuti, passando per i faraglioni, si giunge alla piscina naturale, al faro e agli scogli dei Bovi Marini.

 


LINOSA    IL  FASCINO DEI  VULCANI  DORMIENTI  IN  UN  MARE  CRISTALLINO

Isole Pelagie - Provincia : Agrigento - Abitanti 425 - Superficie 26 km -












 

Più piccola di Lampedusa, ma meno popolata, meno attraversata dal vento della storia e da quello della leggenda rispetto alla sorella maggiore, Linosa chiamata dai Romani Algusa o Aethusa, non è per questo meno interessante da Lampedusa, dalla quale dista 57 km circa. Le sue origini sono vulcaniche, come testimonia la presenza di ben  tre crateri : Monte Rosso, il Monte Nero e il Monte Vulcano, tetto dell' isola con i suoi 195 metri di altezza. Questo le conferisce un colore grigio-bruno sul quale si stagliano vividamente le case color pastello, talora contornate lungo gli spigoli a tinte vivaci.- Collegata direttamente sia alla Sicilia che alle altre Pelagie, Linosa ha nell'agricoltura la sua principale risorsa economica sia per fertilità del terreno e sia per la mancanza di un porto,  ampio e sicuro, che favorisca l'approdo e la protezione delle imbarcazioni. Pur non disponendo di acqua, i linosani producono legumi, lenticchie, capperi e uva di straordinaria qualità. Sembra comunque che, a differenza dagli abitanti di Lampedusa, qui preferiscono, la sicurezza del lavoro agricolo all'avventura della pesca in mare, che è meno sviluppata che a Lampedusa, mentre sta prendendo quota il turismo. Ad animarlo è la presenza di varie strutture ricettive (hotel, villaggi, case vacanza e camping).- La vegetazione risente della natura lavica della superficie: attecchiscono bene l'iris, il lichene e il fico d'India, spesso usato per creare siepi frangivento. La fauna è simile alla sorella maggiore Lampedusa, con in più la massiccia presenza di un uccello chiamato " Berta Maggiore " che nidifica a strapiombo sul mare e, nelle notti senza luna, emette lamenti molto simili al pianto di un bimbo. I fondali di Linosa, pure molto pescosi offrendo Tonni, Ricciole, Cernie, Saraghi, Crostacei e molluschi di ogni genere, non digradano lentamente, ma precipitano subito a quota 500 metri di profondità per arrivare più rapidamente a 1000 metri.- Un ideale itinerario di Linosa segnala i Faraglioni, la Grotta del Greco, Grotta Tramontana e quella di Betlemme e, sopratutto, la caratteristica spiaggia di Cala di Pozzolana di Ponente, famosa per la sabbia nera. Paesaggio bellissimo e selvaggio è quello di Punta Balata Piatta e di Fili.- Una vista senza pari è quella che si può godere salendo sulla cima di Monte Vulcano e degne di una visita sono pure la Cisterna romana e l'abbeveratorio  di Monte Bandiera. Anche a Linosa è possibile noleggiare una barca per compiere il periplo dell'isola e un motorino/auto per esplorarne l'entroterra.

Le isole Pelagie viste da vicino. Seconda parte - Linosa -.


Linosa (AG) è la seconda isola per dimensione delle tre che compongono l'arcipelago delle Pelagie (Lampedusa,Linosa,Lampione). Ha, infatti, una superficie di poco più di 5 kmq, lunga 3,4 km e larga 2,7 km. Forma con Lampedusa, la maggiore delle tre isole dell'arcipelago, un'unico Comune (5.626 ab.) della provincia di Agrigento , di cui ne è anche una frazione.
Linosa è ubicata a 42 km a NE di Lampedusa. D'origine vulcanica, Linosa, era già nota ai tempi del greco Strabone. Plinio il Vecchio la cita nella Naturalis Historia come Aethusa, Αιθουσσα e Algusa, Αλγουσσα in greco. Il nome Lenusa appare nel XVI secolo ad opera del domenicano Tommaso Fazzello. Tuttavia anche se fino al 1839 si hanno notizie frammentarie sulla storia dell'isola è certo che trovandosi al centro del Mediterraneo era rifugio e punto di riferimento per le navi Fenici, dei Saraceni, dei Romani e dei Greci che navigavano nel "Mare Nostrum".
Il ritrovamento di numerose cisterne scavate nella superficie lavica di tipica derivazone romana, così come numerose monete ritrovate durante recenti scavi, fanno ritenere che i Romani avessero creato un insediamento stabile e che durante le guerre puniche l'isola fosse punto di approdo e rifornimento per l'esercito di Roma. Nei secoli seguenti, verosimilmente, divenne punto di riferimento anche per le scorribande degli arabi e dei feroci saraceni. Attorno a Linosa vi furono anche numerosi scontri navali e tanti sono i relitti che giacciono sui fondali. Benchè saccheggiati per anni dai subacquei, capita ancora oggi che nelle reti dei pescatori, vengano recuperate ancora intatte anfore, scodelle, ancore, o quant'altro materiale fosse stivato a bordo delle navi.
Nella metà del XIV sec., mentre in tutta la costa della Sicilia si eregevano torri di avvistamento per contrastare le continue scorribande dei pirati, Linosa divenne un vero punto strategico nelle rotte dei pirati in quanto diviene non solo deposito dei tesori e dei bottini razziati, ma punto di smistamento dei prigionieri deportati.
La flotta dei pirati era composta dagli sciabecchi, navi di ottima manovrabilità e particolarmente adatte al combattimento, che consentiva loro di arrivare velocemente nel luogo prescelto per l'assalto. Lo scopo era quello di raccogliere quanto più oro possibile e deportare uomini, donne, bambini, da vendere come schiavi nei mercati del Nordafrica.
Successivamente alla sconfitta dei turchi, l'isola rimase disabitata per quasi due secoli, anche se nel 1630 Giulio Tomasi avo di Giuseppe Tomasi, autore del "Gattopardo", venne insignito da Carlo II di Spagna del titolo di principe di Lampedusa. Le notevoli risorse economiche necessarie al recupero delle due isole di Lampedusa e Linosa, costrinsero i Tomasi a chiedere un congruo finanziamento ai Borbone minacciando in caso contrario di vendere l'isola agli Inglesi interessati all'acquisto per ovvie ragioni strategiche finalizzate a farne una base militare. La richiesta di vendita venne ufficializzata a Ferdinando II - re delle due Sicilie, che negò fermamente l'autorizzazione, ma anzi per un prezzo di 12.000 ducati, nel 1839 le riacquistò intenzionato a trasformarle in colonie agricole.
Il nome Linosa invece nasce nel 1845 in quanto usato dal cavaliere Bernardo Maria Sanvinsente. In quell'anno il governo borbonico decise di colonizzare Lampedusa e Linosa emanando un bando tra i sudditi del Regno delle due Sicilie con il quale si cercavano volontari disposti a trasferirsi nelle due isole promettendo loro l'utilizzo di tutto il terreno coltivabile e una rendita per cinquanta anni di 3 tarì al giorno. Vi aderirono alcune famiglie provenienti da Ustica, Agrigento e Pantelleria accompagnati dal capitano di fregata Bernardo Maria Sanvisente (Bernardo Maria Sanvisente prende possesso delle isole di Lampedusa e di Linosa con la carica di «governatore di S.M. Ferdinando Il di Borbone, re del regno delle Due Sicilie, gran principe ereditario di Toscana, duca di Parma, Piacenza,Castro” ecc. ecc. (1810-1859). Come primo atto conferma agli enfiteuti, Gatt di Malta Fernandez, le sentenze di revoca già notificate nel 1839. Sanvisente si era imbarcato a Palermo il 18 settembre a bordo del Piroscafo Rondine con le istruzioni del re di costituire Lampedusa e Linosa in «colonia della real Casa di Borbone e di “costituirvi la novella ne con lo incivilimento del nuovo paese da edificarsi (cfr. Sanvisente, 1849). Giunto a Girgenti (Agrigento) il 19 settembre, prosegue per Lampedusa il 21 settembre insieme con il vapore L'Antilope recando con sé autorità ecclesiastiche e amministrative, gente di varie arti e mestieri con autorità di guardie urbane e sanitarie, un distaccamento militare al comando di un ufficiale. Le navi arrivano a Lampedusa alle ore 13 dei giorno seguente e colte da 24 maltesi, capeggiati da un certo Fortunato Frenda «che sposato una figlia di Salvatore Gatt. Pochi giorni dopo i maltesi, a eccezione di qualcuno, lasciano l'isola per tornare a Malta e Fortunato Frenda si trasferisce con la famiglia sulla costa tunisina, il 6 marzo 1844. Inizia cosi la felice colonizzazione borbonica delle due isole).
Il 25 maggio 1845 le famiglie volontarie che aderirono all'editto ed il capitano B.M. Sanvisente sbarcarono sull'isola di Linosa cominciando ad abitarla ed effettuando i primi lavori edili come la costruzione di una Chiesa, eretta subito dopo lo sbarco e l'inizio delle nuove abitazioni.
L'ambiente che li circondava si rivelò più ostile del previsto. Alla mancanza di abitazioni si supplì con dei ripari scavati nelle rocce in tufo, pur essendo costantemente minacciati dalla presenza di innumerevoli topi.
L'esistenza delle antiche cisterne romane che vennero immediatamente ripristinate togliendo tutta la terra accumulatasi, favorì la raccolta e la riserva di acqua piovana. Inoltre, le forti ed abbondanti piogge di quell'anno provocarono diversi smottamenti del terreno che fortunatamente riuscirono a debellare anche l'infausta presenza dei tanti roditori presenti nell'isola.
Con l'unità d'Italia del 1861 anche i Savoia purtroppo non mantennero le promesse di aiuti fatte dai Borbone. Ma i linosani lasciati ancora più soli a fronteggiare una situazione prossima alla tragedia, reagirono con una forma di eroismo primitivo. Dal primo nucleo di poche decine di persone, grazie ai matrimoni tra gli stessi membri e con individui provenienti dalla terraferma la popolazione pian piano si è ingrandita, fino a raggiungere l'attuale numero che si aggira intorno ai 500 abitanti.
Nei primi del '900 i Linosani vennero ricordati solo in occasione delle due grandi guerre con la chiamata alle armi. Negli anni sessanta Linosa comincia a cambiare volto. Arrivano le prime innovazioni tecniche accompagnate da uno sviluppo turistico. La SIP (oggi Telecom) installa nel 1963 la prima centrale telefonica. Nel 1967 entra in funzione una centrale elettrica. Nel 1968 viene realizzato l'asilo infantile, con le scuole elementari e medie. Nel 1973 viene costruito il primo dissalatore e nel 1976 approda sull'isola la RAI che installa un ripetitore e quattro anni dopo anche Mediaset.
 
Nel 1984, dopo tanti anni di trasbordi effettuati con non poco disagio mediante l'uso di barche in un mare non sempre calmo, la nave traghetto Paolo Veronese effettua il primo attracco in banchina allo Scalo Vecchio. Vengono realizzati altri due moli di attracco: Mannarazza e Pozzolana di Ponente che consentono lo scalo dei passeggeri e lo scarico delle merci quando il vento investe l'approdo principale. Nel 1986 iniziano i lavori per il nuovo dissalatore che fornirà acqua potabile e nel 2002 entra in servizio l'aliscafo sulla tratta Porto Empedocle, Linosa, Lampedusa. 
Linosa, é incantevole e capace di farsi amare da chi é amante della natura, dell'ambiente e soprattutto del mare.

Selvaggia é la sua bellezza. Linosa, non colpisce solo per i suoi meravigliosi fondali, sicuramente tra i più belli d'Italia se non del mondo, ma anche per i colori del suo paesaggio tutto da ammirare. L'isola anche per le sue dimensioni, è a portata d'uomo e da un gran senso di libertà. La sensazione principale che potrete provare è quella di essere fuori dal mondo. Infatti, bastano solo pochi giorni per farvi dimenticare anche in che giorno vi trovate.
 






Linosa, ospita una grande comunità di uccelli "Berta Maggiore" nonché la tartaruga "Caretta Caretta" entrambe a rischio estinzione. Il 21 ottobre 2002, con decreto del Ministro dell'Ambiente, è stata istituita l'Area Marina Protetta "Isole Pelagie".
Linosa, ancora oggi é rimasta in perfetta armonia con l'ambiente ed un territorio da esplorare. Da Porto Empedocle si può prendere il traghetto della SIREMAR per le Pelagie imbarcando anche l'auto e raggiungere Lampedusa in 8 ore. È previsto un solo collegamento giornaliero da Porto Empedocle (7 km. da Agrigento) per Lampedusa, via Linosa. Per la tratta di andata, la traversata è notturna, la nave parte infatti ogni sera alle 24:00, salvo maltempo o giornata di riposo, ed arriva, dopo una sosta di 30/40 minuti per operazioni di scarico a Linosa, alle 8:15 a Lampedusa. Vi è la possibilita di prenotatre il pernottamento in cabina. Per il ritorno invece la traversata è diurna, la nave parte da Lampedusa ogni mattina alle 10:30 ed arriva a Porto Empedocle alle 18:00. Il collegamento con Linosa e la Sicilia è assicurato, da luglio a settembre, anche dagli aliscafi due volte al giorno. A causa dei forti venti e del mare mosso, nei mesi invernali i collegamenti con Lampedusa sono assicurati quasi esclusivamente dall'aeroporto. Da Palermo e Catania il servizio aereo è garantito tutto l'anno, inoltre da luglio a settembre vengono istituiti voli diretti da Trapani, Roma, Milano, Bergamo, Verona e Bologna.

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martedì 29 marzo 2011

Isola di Linosa : L'Articolo


   
Linosa2 

















Linosa è un’isola delle Pelagie, come Lampedusa. La sua origine vulcanica le ha conferito un aspetto molto particolare: la roccia lavica nera si contrappone al verde della vegetazione e si staglia contro un cielo azzurrissimo. E’ un’isola molto minuscola: l’unico centro abitato, caratterizzato da graziose casine dai colori pastello “profilate” lungo spigoli, porte e finestre, è raccolto intorno al porticciolo. Da qui si possono effettuare molte escursioni a piedi: i sentieri conducono fino alla cima dei tre principali rilievi dell’isola: Monte Rosso, il cui cratere, all’interno, è occupato da coltivazioni, il Monte Nero e il Monte Vulcano (la vetta più alta, ma si fa per dire, perché  misura appena 186 metri). Dalla cima di quest’ultimo, nelle giornate più belle si arriva addirittura a distinguere il movimento delle auto sulle strade di Lampedusa, che dista una quarantina di chilometri. Oppure il vacanziere può dedicarsi ai giri in barca. Orlata da scogli lavici, molto frastagliati, Linosa viene infatti considerata un paradiso per le immersioni e per gli appassionati di sea-watching. In queste acque vivono (accuratamente protette, come quelle di Lampedusa, da un progetto speciale dello stato) molte tartarughe marine. Con un’imbarcazione si giunge ai “Fili”, una serie di scogli che delimitano una sorta di piscina naturale chiusa da suggestive pareti rocciose levigate dagli agenti atmosferici a formare sinuose onde. Il mare cangiante e qualche ciuffo di vegetazione completano il paesaggio. Sorpassati i Faraglioni che delimitano la cosiddetta Piscina Naturale, si avvista il faro. La costa in questo tratto è particolarmente frastagliata. Verso la fine del giro si giunge in vista di Cala Pozzolana, unica spiaggia dell’isola coronata da una parete dai colori incredibili: dal giallo zolfo al rosso ferro. Qui attraccano gli aliscafi provenienti da Lampedusa.
Per quest’estate, siete forse alla ricerca di una vacanza in libertà a contatto con la natura? Linosa è l’ideale per voi. 




Un piccolo porticciolo caratteristico che fornisce l’accesso principale ad un grazioso centro abitato, caratterizzato da case dai colori chiari, mentre intorno la natura trionfa in tutto il suo splendore. Questa è Linosa, luogo perfetto per organizzare una escursione a piedi alla scoperta dei vulcani o per restare comodamente seduti in barca su un mare calmo e cristallino, dove concedersi un rinfrescante bagno e magari praticare lo snorkeling per cercare di scoprire qualcosa in più delle meraviglie subacquee.

Alla cima del Monte Rosso si giunge percorrendo la strada che dal centro di Linosa porta ai faraglioni di lava nera che giganteggiano vicino alla costa. In meno tempo, invece, si arriva a Monte Nero, seguendo l’itinerario che collega il centro con cala Pozzolana di Ponente. Se volete portare con voi il ricordo di un panorama superbo, armatevi di macchina fotografica e da bravi turisti superate la piattaforma dove atterrano gli elicotteri e camminate lungo la stradina che si inerpica su un fianco del vulcano: i colori di fronte a voi formeranno un contrasto molto suggestivo. A fianco, si trova la spiaggia di sabbia nera di Cala Pozzolana di Ponente, uno scorcio da favola dove trovare relax tra il suono delle onde che si infrangono sulla battiglia e il sole che accarezza la pelle con il suo calore intenso.
La cima più alta dell’isola è Monte Vulcano, dal quale si vedono le pareti a strapiombo della Cala Pozzolana di Levante. Un tempo i cittadini avevano difficoltà a raccogliere l’acqua, per via della mancanza di sorgenti ed erano costretti a prendere quella piovana. Qualche cisterna ancora presente, risale addirittura all’epoca delle guerre puniche, quando l’isola di Linosa era una base navale dei Romani, durante la guerra con i Cartaginesi. Continuando l’escursione, si arriva a Punta Calcarella e in circa quaranta minuti, passando per i faraglioni, si giunge alla piscina naturale, al faro e agli scogli dei Bovi Marini.

 


LINOSA    IL  FASCINO DEI  VULCANI  DORMIENTI  IN  UN  MARE  CRISTALLINO

Isole Pelagie - Provincia : Agrigento - Abitanti 425 - Superficie 26 km -












 

Più piccola di Lampedusa, ma meno popolata, meno attraversata dal vento della storia e da quello della leggenda rispetto alla sorella maggiore, Linosa chiamata dai Romani Algusa o Aethusa, non è per questo meno interessante da Lampedusa, dalla quale dista 57 km circa. Le sue origini sono vulcaniche, come testimonia la presenza di ben  tre crateri : Monte Rosso, il Monte Nero e il Monte Vulcano, tetto dell' isola con i suoi 195 metri di altezza. Questo le conferisce un colore grigio-bruno sul quale si stagliano vividamente le case color pastello, talora contornate lungo gli spigoli a tinte vivaci.- Collegata direttamente sia alla Sicilia che alle altre Pelagie, Linosa ha nell'agricoltura la sua principale risorsa economica sia per fertilità del terreno e sia per la mancanza di un porto,  ampio e sicuro, che favorisca l'approdo e la protezione delle imbarcazioni. Pur non disponendo di acqua, i linosani producono legumi, lenticchie, capperi e uva di straordinaria qualità. Sembra comunque che, a differenza dagli abitanti di Lampedusa, qui preferiscono, la sicurezza del lavoro agricolo all'avventura della pesca in mare, che è meno sviluppata che a Lampedusa, mentre sta prendendo quota il turismo. Ad animarlo è la presenza di varie strutture ricettive (hotel, villaggi, case vacanza e camping).- La vegetazione risente della natura lavica della superficie: attecchiscono bene l'iris, il lichene e il fico d'India, spesso usato per creare siepi frangivento. La fauna è simile alla sorella maggiore Lampedusa, con in più la massiccia presenza di un uccello chiamato " Berta Maggiore " che nidifica a strapiombo sul mare e, nelle notti senza luna, emette lamenti molto simili al pianto di un bimbo. I fondali di Linosa, pure molto pescosi offrendo Tonni, Ricciole, Cernie, Saraghi, Crostacei e molluschi di ogni genere, non digradano lentamente, ma precipitano subito a quota 500 metri di profondità per arrivare più rapidamente a 1000 metri.- Un ideale itinerario di Linosa segnala i Faraglioni, la Grotta del Greco, Grotta Tramontana e quella di Betlemme e, sopratutto, la caratteristica spiaggia di Cala di Pozzolana di Ponente, famosa per la sabbia nera. Paesaggio bellissimo e selvaggio è quello di Punta Balata Piatta e di Fili.- Una vista senza pari è quella che si può godere salendo sulla cima di Monte Vulcano e degne di una visita sono pure la Cisterna romana e l'abbeveratorio  di Monte Bandiera. Anche a Linosa è possibile noleggiare una barca per compiere il periplo dell'isola e un motorino/auto per esplorarne l'entroterra.

Le isole Pelagie viste da vicino. Seconda parte - Linosa -.


Linosa (AG) è la seconda isola per dimensione delle tre che compongono l'arcipelago delle Pelagie (Lampedusa,Linosa,Lampione). Ha, infatti, una superficie di poco più di 5 kmq, lunga 3,4 km e larga 2,7 km. Forma con Lampedusa, la maggiore delle tre isole dell'arcipelago, un'unico Comune (5.626 ab.) della provincia di Agrigento , di cui ne è anche una frazione.
Linosa è ubicata a 42 km a NE di Lampedusa. D'origine vulcanica, Linosa, era già nota ai tempi del greco Strabone. Plinio il Vecchio la cita nella Naturalis Historia come Aethusa, Αιθουσσα e Algusa, Αλγουσσα in greco. Il nome Lenusa appare nel XVI secolo ad opera del domenicano Tommaso Fazzello. Tuttavia anche se fino al 1839 si hanno notizie frammentarie sulla storia dell'isola è certo che trovandosi al centro del Mediterraneo era rifugio e punto di riferimento per le navi Fenici, dei Saraceni, dei Romani e dei Greci che navigavano nel "Mare Nostrum".
Il ritrovamento di numerose cisterne scavate nella superficie lavica di tipica derivazone romana, così come numerose monete ritrovate durante recenti scavi, fanno ritenere che i Romani avessero creato un insediamento stabile e che durante le guerre puniche l'isola fosse punto di approdo e rifornimento per l'esercito di Roma. Nei secoli seguenti, verosimilmente, divenne punto di riferimento anche per le scorribande degli arabi e dei feroci saraceni. Attorno a Linosa vi furono anche numerosi scontri navali e tanti sono i relitti che giacciono sui fondali. Benchè saccheggiati per anni dai subacquei, capita ancora oggi che nelle reti dei pescatori, vengano recuperate ancora intatte anfore, scodelle, ancore, o quant'altro materiale fosse stivato a bordo delle navi.
Nella metà del XIV sec., mentre in tutta la costa della Sicilia si eregevano torri di avvistamento per contrastare le continue scorribande dei pirati, Linosa divenne un vero punto strategico nelle rotte dei pirati in quanto diviene non solo deposito dei tesori e dei bottini razziati, ma punto di smistamento dei prigionieri deportati.
La flotta dei pirati era composta dagli sciabecchi, navi di ottima manovrabilità e particolarmente adatte al combattimento, che consentiva loro di arrivare velocemente nel luogo prescelto per l'assalto. Lo scopo era quello di raccogliere quanto più oro possibile e deportare uomini, donne, bambini, da vendere come schiavi nei mercati del Nordafrica.
Successivamente alla sconfitta dei turchi, l'isola rimase disabitata per quasi due secoli, anche se nel 1630 Giulio Tomasi avo di Giuseppe Tomasi, autore del "Gattopardo", venne insignito da Carlo II di Spagna del titolo di principe di Lampedusa. Le notevoli risorse economiche necessarie al recupero delle due isole di Lampedusa e Linosa, costrinsero i Tomasi a chiedere un congruo finanziamento ai Borbone minacciando in caso contrario di vendere l'isola agli Inglesi interessati all'acquisto per ovvie ragioni strategiche finalizzate a farne una base militare. La richiesta di vendita venne ufficializzata a Ferdinando II - re delle due Sicilie, che negò fermamente l'autorizzazione, ma anzi per un prezzo di 12.000 ducati, nel 1839 le riacquistò intenzionato a trasformarle in colonie agricole.
Il nome Linosa invece nasce nel 1845 in quanto usato dal cavaliere Bernardo Maria Sanvinsente. In quell'anno il governo borbonico decise di colonizzare Lampedusa e Linosa emanando un bando tra i sudditi del Regno delle due Sicilie con il quale si cercavano volontari disposti a trasferirsi nelle due isole promettendo loro l'utilizzo di tutto il terreno coltivabile e una rendita per cinquanta anni di 3 tarì al giorno. Vi aderirono alcune famiglie provenienti da Ustica, Agrigento e Pantelleria accompagnati dal capitano di fregata Bernardo Maria Sanvisente (Bernardo Maria Sanvisente prende possesso delle isole di Lampedusa e di Linosa con la carica di «governatore di S.M. Ferdinando Il di Borbone, re del regno delle Due Sicilie, gran principe ereditario di Toscana, duca di Parma, Piacenza,Castro” ecc. ecc. (1810-1859). Come primo atto conferma agli enfiteuti, Gatt di Malta Fernandez, le sentenze di revoca già notificate nel 1839. Sanvisente si era imbarcato a Palermo il 18 settembre a bordo del Piroscafo Rondine con le istruzioni del re di costituire Lampedusa e Linosa in «colonia della real Casa di Borbone e di “costituirvi la novella ne con lo incivilimento del nuovo paese da edificarsi (cfr. Sanvisente, 1849). Giunto a Girgenti (Agrigento) il 19 settembre, prosegue per Lampedusa il 21 settembre insieme con il vapore L'Antilope recando con sé autorità ecclesiastiche e amministrative, gente di varie arti e mestieri con autorità di guardie urbane e sanitarie, un distaccamento militare al comando di un ufficiale. Le navi arrivano a Lampedusa alle ore 13 dei giorno seguente e colte da 24 maltesi, capeggiati da un certo Fortunato Frenda «che sposato una figlia di Salvatore Gatt. Pochi giorni dopo i maltesi, a eccezione di qualcuno, lasciano l'isola per tornare a Malta e Fortunato Frenda si trasferisce con la famiglia sulla costa tunisina, il 6 marzo 1844. Inizia cosi la felice colonizzazione borbonica delle due isole).
Il 25 maggio 1845 le famiglie volontarie che aderirono all'editto ed il capitano B.M. Sanvisente sbarcarono sull'isola di Linosa cominciando ad abitarla ed effettuando i primi lavori edili come la costruzione di una Chiesa, eretta subito dopo lo sbarco e l'inizio delle nuove abitazioni.
L'ambiente che li circondava si rivelò più ostile del previsto. Alla mancanza di abitazioni si supplì con dei ripari scavati nelle rocce in tufo, pur essendo costantemente minacciati dalla presenza di innumerevoli topi.
L'esistenza delle antiche cisterne romane che vennero immediatamente ripristinate togliendo tutta la terra accumulatasi, favorì la raccolta e la riserva di acqua piovana. Inoltre, le forti ed abbondanti piogge di quell'anno provocarono diversi smottamenti del terreno che fortunatamente riuscirono a debellare anche l'infausta presenza dei tanti roditori presenti nell'isola.
Con l'unità d'Italia del 1861 anche i Savoia purtroppo non mantennero le promesse di aiuti fatte dai Borbone. Ma i linosani lasciati ancora più soli a fronteggiare una situazione prossima alla tragedia, reagirono con una forma di eroismo primitivo. Dal primo nucleo di poche decine di persone, grazie ai matrimoni tra gli stessi membri e con individui provenienti dalla terraferma la popolazione pian piano si è ingrandita, fino a raggiungere l'attuale numero che si aggira intorno ai 500 abitanti.
Nei primi del '900 i Linosani vennero ricordati solo in occasione delle due grandi guerre con la chiamata alle armi. Negli anni sessanta Linosa comincia a cambiare volto. Arrivano le prime innovazioni tecniche accompagnate da uno sviluppo turistico. La SIP (oggi Telecom) installa nel 1963 la prima centrale telefonica. Nel 1967 entra in funzione una centrale elettrica. Nel 1968 viene realizzato l'asilo infantile, con le scuole elementari e medie. Nel 1973 viene costruito il primo dissalatore e nel 1976 approda sull'isola la RAI che installa un ripetitore e quattro anni dopo anche Mediaset.
 
Nel 1984, dopo tanti anni di trasbordi effettuati con non poco disagio mediante l'uso di barche in un mare non sempre calmo, la nave traghetto Paolo Veronese effettua il primo attracco in banchina allo Scalo Vecchio. Vengono realizzati altri due moli di attracco: Mannarazza e Pozzolana di Ponente che consentono lo scalo dei passeggeri e lo scarico delle merci quando il vento investe l'approdo principale. Nel 1986 iniziano i lavori per il nuovo dissalatore che fornirà acqua potabile e nel 2002 entra in servizio l'aliscafo sulla tratta Porto Empedocle, Linosa, Lampedusa. 
Linosa, é incantevole e capace di farsi amare da chi é amante della natura, dell'ambiente e soprattutto del mare.

Selvaggia é la sua bellezza. Linosa, non colpisce solo per i suoi meravigliosi fondali, sicuramente tra i più belli d'Italia se non del mondo, ma anche per i colori del suo paesaggio tutto da ammirare. L'isola anche per le sue dimensioni, è a portata d'uomo e da un gran senso di libertà. La sensazione principale che potrete provare è quella di essere fuori dal mondo. Infatti, bastano solo pochi giorni per farvi dimenticare anche in che giorno vi trovate.
 






Linosa, ospita una grande comunità di uccelli "Berta Maggiore" nonché la tartaruga "Caretta Caretta" entrambe a rischio estinzione. Il 21 ottobre 2002, con decreto del Ministro dell'Ambiente, è stata istituita l'Area Marina Protetta "Isole Pelagie".
Linosa, ancora oggi é rimasta in perfetta armonia con l'ambiente ed un territorio da esplorare. Da Porto Empedocle si può prendere il traghetto della SIREMAR per le Pelagie imbarcando anche l'auto e raggiungere Lampedusa in 8 ore. È previsto un solo collegamento giornaliero da Porto Empedocle (7 km. da Agrigento) per Lampedusa, via Linosa. Per la tratta di andata, la traversata è notturna, la nave parte infatti ogni sera alle 24:00, salvo maltempo o giornata di riposo, ed arriva, dopo una sosta di 30/40 minuti per operazioni di scarico a Linosa, alle 8:15 a Lampedusa. Vi è la possibilita di prenotatre il pernottamento in cabina. Per il ritorno invece la traversata è diurna, la nave parte da Lampedusa ogni mattina alle 10:30 ed arriva a Porto Empedocle alle 18:00. Il collegamento con Linosa e la Sicilia è assicurato, da luglio a settembre, anche dagli aliscafi due volte al giorno. A causa dei forti venti e del mare mosso, nei mesi invernali i collegamenti con Lampedusa sono assicurati quasi esclusivamente dall'aeroporto. Da Palermo e Catania il servizio aereo è garantito tutto l'anno, inoltre da luglio a settembre vengono istituiti voli diretti da Trapani, Roma, Milano, Bergamo, Verona e Bologna.

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