La visita della città può cominciare con la visita della Basilica di San Giorgio esempio imponente di barocco siciliano.
Ultimata nel 1775 su disegno di Rosario Gagliardi, presenta una elaborata facciata divisa in tre parti da fasci di colonne e motivi decorativi tipici dell'epoca. La parte centrale, stretta e lunga, è conclusa da una cupola ottocentesca alta più di 40 metri e sorretta da 16 colonne binate.
Nonostante i diversi elementi architettonici appartengano a epoche diverse - la scalinata e la cupola sono posteriori alla chiesa - l'insieme risulta straordinariamente armonioso. All'interno, nella navata centrale, troviamo 13 vetrate istoriate rappresentanti i martiri di S. Giorgio, dipinti di Vito D'Anna e, in Sacrestia,
una bella pala di altare marmorea, notevoli sculture di scuola gaginesca e un ricco 'Tesoro del Santo'.
Ultimata nel 1775 su disegno di Rosario Gagliardi, presenta una elaborata facciata divisa in tre parti da fasci di colonne e motivi decorativi tipici dell'epoca. La parte centrale, stretta e lunga, è conclusa da una cupola ottocentesca alta più di 40 metri e sorretta da 16 colonne binate.
Nonostante i diversi elementi architettonici appartengano a epoche diverse - la scalinata e la cupola sono posteriori alla chiesa - l'insieme risulta straordinariamente armonioso. All'interno, nella navata centrale, troviamo 13 vetrate istoriate rappresentanti i martiri di S. Giorgio, dipinti di Vito D'Anna e, in Sacrestia,
In Piazza Pola, la Chiesa di San Giuseppe presenta una facciata molto simile a quella della Basilica di S. Giorgio, ed è per questo attribuita al Gagliardi. Nell'interno, di forma ellittica, si può vedere ancora la semplice facciata ornata da un bel portale con stemma dell'ordine conventuale e un piccolo barocco campanile a vela. Nell'interno, a una navata, oltre a stucchi e qualche tela, si conservano altre preziose opere barocche, oltre alla presenza di una bella statua in argento di S. Giuseppe del 1600.
Nell'interno si può vedere ancora nel portale della sagrestia un altro resto dell'antica struttura.
Nell'interno della villa sorgono tre chiese: quella dei Cappuccini con convento , quella di San Giacomo e quella di San Domenico o del Rosario, dal campanile con maioliche colorate, ma ormai cadente, con grandi linee di frattura nella facciata.
All'interno del parco, come già detto, si innalzano le interessanti chiese di San Domenico, col campanile in terracotta policroma, di origine trecentesca, e quella dei Cappuccini Vecchi, caratterizzata da una semplice facciata ravvivata da quattro paraste a capitelli corinzi che reggono un frontone neoclassico accompagnato da due piccoli campanili. L'interno della chiesa con tetto a capriate conserva una delle piú belle tele di Ragusa, il trittico di Pietro Novelli (il Monrealese), rappresentante la Madonna fra gli angeli e Santi, (uno degli apostoli é un suo ritratto).
Poco lontano si trovano Palazzo Cosentini e Palazzo Bertini. Il primo é una tipica costruzione del barocco siciliano del '700. Probabilmente questo é il piú caratteristico di quei palazzi, con eleganti balconi,
sorretti da ornatissimi mensoloni con una serie di personaggi e un repertorio di animali, mostri, belve, facce orribili e fantastiche, che sono appunto una caratteristica del barocco. Palazzo Bertini, realizzato dalla famiglia Florida verso la fine del '700, fu poi comprato dai Bertini, dai quali prese il nome. La caratteristica di questa costruzione sono tre mascheroni, impostati nella chiave di volta delle finestre. I tre mascheroni sono stati oggetto di interpretazioni diverse, ma quella che viene piú comunemente accettata é quella dei "tre potenti". Il primo mascherone rappresenterebbe il povero deforme, che, con la lingua di fuori, con alcuni denti mancanti e col naso enorme, ha l'espressione di colui che, non possedendo niente, non può essere privato di nulla. All'altra estremità sarebbe rappresentato il commerciante con turbante, con i baffi ben curati e con l'aspetto tranquillo, simbolo di colui che ha tutto e che tutto può grazie al suo denaro. La figura centrale rappresenta un nobile signore, con sguardo fermo e sicuro, colui che può fare ogni cosa, e rappresenta quindi il potere dell'aristocrazia. Il nobile, in quanto al centro della società, é scolpito in posizione frontale, fra povertà e ricchezza.
Prendendo il corso Italia, sulla destra della cattedrale, e deviando per via Scuola, si arriva in piazza del Carmine con il Santuario di origine settecentesca ma di piú recente ricostruzione.
Di grande effetto scenografico, e per questo più volte tramutato in set cinematografico, esso deve il proprio nome ad un toponimo di origine araba risalente all'anno 1000, la cui traduzione suona come 'fonte della salute', trasformato poi a livello dialettale in 'Ronnafuata' e 'Donnafuata'. Nella forma attuale il castello, o villa residenziale, è da far risalire alla seconda metà dell'ottocento: edificato da Corrado Arezzo, barone di Donnafugata, nel corso dei secoli esso subisce diversi rimaneggiamenti tanto che nessuno stile ben definito gli risulta proprio: la grande terrazza della facciata e i due torrioni rotondi sono affiancati da piccole logge tardo rinascimentali e dalla loggetta in stile gotico veneziano degli inizi del '900.
Delle totali 122 stanze, in parte aperte al pubblico, previa comunicazione agli uffici comunali di Ragusa, sono esclusivamente quelle situate al primo piano, sufficienti, comunque, a creare un'atmosfera particolarmente sfarzosa ed imponente. Circondano il castello ben otto ettari di parco arricchito dalla presenza di una costruzione neoclassica, la cosiddetta 'coffee-house', un labirinto, grotte artificiali e curiosi quanto ormai insoliti meccanismi nascosti, definiti 'scherzi', il cui scopo era un tempo quello di intrattenere piacevolmente gli ospiti del barone.
GEOGRAFIA
Sebbene esclusa dai comuni percorsi turistici, Ragusa è una sorpresa interessante, sia per la posizione geografica, sia per la ricchezza del suo patrimonio artistico.
La città palesa nella differente struttura urbanistica il suo passato di località in parte devastata da un'intensa attività sismica. In seguito al catastrofico terremoto del 1693 si procedette alla ricostruzione della città Vecchia nello stesso luogo della originaria (lbla) e alla costruzione di nuovi edifici in contrada Patro, facendo nascere il primo nucleo di Ragusa Nuova. Essa costituisce ancor oggi il quartiere storico della città: di impianto urbanistico medievale, con la ricostruzione avvenuta nel '700-'800 assume un aspetto armonioso e architettonicamente saturo, ricco di chiese e palazzi barocchi.
Il centro nuovo, meno ricco di caratteri monumentali, si dispone invece su un reticolato di tipo moderno, con vie larghe e simmetriche.
STORIA
Alcuni secoli piú tardi subì l'invasione dei Greci, di cui assimilò profondamente usi e costumi. Del periodo greco non rimangono centri abitati, ma solo necropoli, tombe scavate nella terra e nel calcare e coperte da lastroni di pietra, delle quali esistono varie testimonianze. La più importante è quella di Monte Rito, oltre a quelle scoperte in contrada Cortolillo, Balatelle, Cava Pece, Cucinello e Tabuna.
Hybla H. conservò la propria indipendenza fino a metà del III secolo a.C. quando, all'arrivo dei Romani, tutta la Sicilia perse l'indipendenza, divenendo una "provincia Romana". A seguito dello smembramento dell'Impero Romano in Impero d'oriente e Impero d'occidente, la città passò circa cinque secoli sotto la dominazione bizantina e cambiò il nome da Hereusium in Reusia. Durante questo periodo la città, come la maggior parte della Sicilia, poco difesa dai bizantini, subì continue ripetute scorrerie da parte di Vandali, Goti e Visigoti. Le uniche testimonianze rimaste della dominazione bizantina sono alcune tombe, di cui la piú importante é quella delle Trabacche nella valletta di Buttino, dove si trovano altre grotte sepolcrali. Nella vicina zona Centopozzi sono stati ritrovati numerosi pozzi (da cui il nome), forse a testimonianza di un luogo abitato.
Nell'844 gli Arabi occuparono Reusa per la prima volta, ma gli abitanti si difesero riuscendo ad allontanarli. Nell'848 gli Arabi ritornarono riuscendo a occupare la città e imponendo duri patti di sottomissione. Dopo una breve ribellione ai Musulmani nell'868 e la inevitabile riconquista araba, Reusa accettò i nuovi dominatori e il suo nome divenne Rakkusa o "Ragus". Gli Arabi, nel corso dei due secoli di dominazione migliorarono non solo l'agricoltura, ma incrementarono anche i commerci e le industrie e quindi il benessere sociale; prezioso fu anche il contributo che diedero nel campo artistico e della cultura in genere.
Ai Saraceni seguirono i Normanni che, scesi in Sicilia nel 1060, completarono in trent'anni la conquista dell'intera isola e Ragusa, divenuta contea, fu assegnata da Ruggero I al figlio Goffredo, primo conte di Ragusa. In questo periodo il nome di Ragus divenne definitivamente Ragusa.
Divenuta poi la Sicilia terra degli Svevi con Enrico VI, la contea di Ragusa divenne demanio del re. Al periodo della dominazione sveva segui quella francese con Carlo d'Angiò, che comunque durò poco, perché il suo malgoverno scatenò la rivolta dei Siciliani, culminata nei Vespri Siciliani. A Ragusa la ribellione fu guidata da Giovanni Prefolio, che il 5 aprile 1282 insorse contro il presidio francese liberando la città. Il Prefolio fu nominato governatore della città e, quando Pietro d'Aragona fu chiamato dai Siciliani a regnare sull'Isola, Ragusa divenne contea e il Prefolio ne assunse il comando. É in questo periodo che si impone la famiglia dei Chiaramonte, che governò la contea per piú di un secolo fino all'arrivo dei signori di Cabrera. Uno degli avvenimenti piú ricchi di sviluppo per la contea fu quello della concessione delle terre in enfiteusi a cominciare dal 1452. Consisteva in un contratto agrario che assicurava al titolare il godimento di un fondo con l'obbligo di migliorarlo, dietro pagamento di un canone annuo in natura o in denaro. Con l'introduzione di questo istituto iniziò nella contea una vera rivoluzione agricola, poiché ogni enfiteuta cercava di migliorare la propria posizione economica e sociale, incrementando le colture e introducendo quelle opere che accrescevano la produttività dei campi che fino ad allora erano rimasti quasi incolti. I nuovi nobili, assieme ai vecchi, non migliorarono però la situazione del popolo, e le forti rivalità tra le diverse famiglie continuarono per secoli fino a quando il 17 aprile 1695 fu chiesto il decreto di divisione del comune di Ragusa in due, Ragusa Nuova e Ragusa Vecchia. Dopo meno di otto anni, il 27 marzo del 1703, fu chiesto un nuovo decreto con cui suggellare l'unione delle due Raguse in una. Nonostante questa nuova riunione continuarono le lotte interne per la divisione del potere politico e la relativa spartizione delle terre.
Nel 1713, col trattato di Utrecht, la Sicilia passò ai Savoia, anche se la contea di Modica rimase agli Spagnoli, ai quali seguirono gli Austriaci nel 1720 e i Borboni nel 1738.
Con l'impresa garibaldina del 1860, Ragusa e la Sicilia entrarono a far parte del Regno d'Italia. Nel 1865 la città fu nuovamente divisa in due, Ragusa Inferiore, cioè l'antica lbla, e Ragusa, quella nuova.
Nel 1922 Ragusa Inferiore fu chiamata Ragusa lbla, ma solo quattro anni dopo, nel 1926, Ragusa diventava un solo comune e capoluogo di provincia.
ECONOMIA
Per quanto concerne l'agricoltura un enorme importanza ha assunto, nella zona costiera, in particolare nella frazione di Marina di Ragusa, la serricoltura, mentre nel campo zootecnico é attivo l'allevamento dei bovini della razza modicana, in parte integrata con altre razze.
L'attività agricola nel ragusano avviene soprattutto nella masseria; generalmente molto grande, é costituita da un ampio cortile centrale lastricato, "u bagghiu", il cuore del fabbricato, dai magazzini usati per gli attrezzi, per la raccolta del grano, essendo la masseria ragusana legata contemporaneamente all'allevamento e alla coltivazione dei cereali. Inoltre, nelle masserie piú importanti, si nota anche la presenza di una chiesa. Queste costruzioni, sia le piú semplici sia le piú complete, si inseriscono in modo armonioso nel paesaggio circostante, essendo costruite con il calcare.
Importante prodotto del ragusano è anche il miele, caratteristico quello di "satra", un cespuglio che cresce sugli altopiani. Un certo sviluppo hanno assunto le piccole e medie industrie di trasformazione dei prodotti agricoli e in particolare quelle molitorie, conserviere e lattiero-casearie favorite dalla crescente disponibilità di materie prime.
Tra le piú tipiche e diffuse espressioni di artigianato é presente la lavorazione della latta, del rame e del ferro battuto.
A livello casalingo e amatoriale, é diffusa la pratica del ricamo, a mano o a telaio.
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